Chiesa barocca di Ivrea
Si trova sulla riva destra della Dora Baltea, oltre il rione del Borghetto, zona un tempo campestre. Al tempo della sua costruzione, la chiesetta sorgeva solitaria su una piccola altura posta fuori dell’abitato di Ivrea.
Fu costruita tra il 1716 ed il 1724, sui resti della fortificazione chiamata Castelletto (1705). La sovrintendenza fu affidata al Prevosto della Cattedrale don Lorenzo Pinchia e la Municipalità, insieme alle generose offerte dei cittadini, provvide a finanziare il cantiere.
Dieci anni dopo la costruzione del corpo centrale, venne aggiunta la sacrestia e la stanza sovrastante. Nel 1742 iniziò l’edificazione dell’elegante campanile.
E’ documentato che la costruzione fu sostenuta da un gran fervore popolare, testimonianza della devozione alla figura di San Gaudenzio, nato a Ivrea nel IV secolo d.C, periodo della prima cristianizzazione del Piemonte. Non si conosce l’architetto che la progettò.
Si sono avanzate diverse ipotesi su Bernardo Vittone, ma, a causa della sua giovane età, è probabile un suo intervento nel progetto soltanto per ciò che riguarda i lavori della sacrestia e del campanile.
Rimane invece più accreditata, sebbene non documentata, la paternità dello architetto Carlo Andrea Guibert, la cui presenza in Ivrea nei primi anni del 1700 è testimoniata da altri interventi, come la Chiesa di San Lorenzo e il Palazzo Vescovile. Luca Rossetti da Orta realizzò nel 1738 i pregevoli affreschi interni, nelle parti figurative e di quadratura. Mastro Agostino Rama fu invece l’esecutore degli stucchi.
La Facciata è scandita orizzontalmente in due piani da cornicioni aggettanti: ogni piano è tripartito verticalmente da lesene corinzie che racchiudono nicchie coronate da un motivo a conchiglia e, nell’ordine superiore, comprendono una finta finestra, in quello inferiore, il portone principale.
Sul Gradino antistante il portone d’ingresso della chiesa si trova un fossile, che è presente anche sulla soglia del Duomo di Novara, dedicato a San Gaudenzio.
La cappella è costituita da un corpo a pianta centrale di forma rettangolare; nei quattro angoli si ergono poderosi pilastri a sostegno dei pennacchi su cui si raccorda la cupola ellittica. Il corpo centrale si restringe e prosegue nel presbiterio, che ospita il pregevole altare in marmo policromo.
I principali episodi della vita di San Gaudenzio sono affrescati a ritmo serrato sulle superfici murarie, seguendo un filo narrativo che conduce fino alla stanza sopra la sacrestia.
La leggenda narra che San Gaudenzio, durante la sua fuga da Ivrea, si addormentò sul masso al di sopra del quale fu eretto l’altare nel 1764.
Si tratta di un masso cavo, probabile retaggio di un culto pagano, visibile da grate in ferro battuto realizzate dietro la sacra mensa.
Il santo vescovo è rappresentato con la mitra e il pastorale, avvolto da una luce chiara. Spalanca le braccia in segno di accoglimento della grazia del Signore e si erge su una nuvola sorretta da angeli resi in prospettiva.
Il Regno dei Cieli lo attende dipinto sulla volta della stanza al di sopra della Sacrestia è visibile dall’adito del muro.
La volta ellittica è impreziosita da sottili cartelloni in stucco e nervature, che esibiscono riccioli e ricami floreali. Gli stucchi sono enfatizzati da giochi di colore.
Sottolineano la chiave di ogni apertura ad arco quattro cartelloni in stucco, più o meno articolati e arricchiti da tocchi vegetali in pittura. Si inseriscono in rilievo, a destra e a sinistra del medaglione, elementi simbolo del culto cristiano.
Sulla parete sinistra appare Santa Giuliana della famiglia dei Soleri, come San Gaudenzio. E’ una figura emblematica alla quale si attribuisce, nella seconda metà del Terzo secolo, un contributo prezioso alla diffusione del Cristianesimo. Santa Giuliana dedicò la vita al ritrovamento delle reliquie dei corpi dei Santi legionari Tebei. Nell’affresco la santa è accanto alla teca contenente la testa di San Solutore. Sullo sfondo si scorgono la città di Ivrea e di Vercelli.
La scena è riquadrata da una splendida edicola dipinta.Sulla parete destra, secondo alcune fonti, è raffigurata Santa Giuliana della Famiglia dei Soleri.Questa santa era zia di Gaudenzio e parente dell’altra Giuliana.Nell’affresco è intenta a insegnare i primi rudimenti della fede Cristiana proprio a Gaudenzio bambino.Ivrea e Vercelli compaiono sullo sfondo anche in questo affresco.
Il miracolo dell’incendio di Novara San Gaudenzio viene informato dal suo discepolo sull’incendio scoppiato in città mentre legge il libro delle Sacre Scritture. Sullo sfondo si scorge la città di Novara in fiamme. In calce all’affresco si scorge la scritta in latino che descrive l’evento.L’incendio di Novara nei Sancta Sanctorum “Mentre (San Gaudenzio) stava passando una notte in veglia, improvvisamente… un fuoco accesosi per caso nel circuito delle mura, divampò accrescendosi e circondando la città da ogni lato, fino a giungere velocemente a lambire il suo alloggio. Svegliatosi e appreso da un discepolo di che cosa si trattasse, accorse velocemente, girò attorno alle fiamme cantando cantici spirituali e opponendo il segno della croce alle altissime fiamme le quali, mentre stavano per investire da tutti i lati i caseggiati vicini, si ripiegarono, incapaci di proseguire il loro cammino distruttore”.
Il miracolo della guarigione di Teodosio. Nonstante la scrittura latina dipinta sia solo parzialmente decifrabile, riesce a informarci che la scena rappresenta San Gaudenzio nell’intento di benedire e così guarire l’Imperatore Teodosio, gravemente ammalato. L’imperatore giace su un sontuoso baldacchino, con a fianco corona e scettro imperiale, mentre protende la mano inferma e bisognosa verso San Gaudenzio, che lo guarisce immediatamente.
Il miracolo di Secugnano. La scritta sotto l’affresco recita: “Gaudenzio già Vescovo di Novara, passando per Secugnano, villaggio vicino a Lodi, chiede al parroco qualche provvigionamento. Sprovvisto del tutto fa gettare nell’orto e benedice alcuni semi d’erbe e dopo due ore, addì 22 Gennaro, raccoglie cibo abbondante da ristorarsi ambedue, convertendo col segno di croce l’acqua in vino.” Da notare la dovizia di particolari con la quale Luca Rossetti ambienta la scenea rappresentata: sullo sfondo compaiono i profili del Duomo di Lodi.
Il miracolo post-mortem dell’Indemoniata. Questo sipario fa riferimento al primo episodio miracoloso avvenuto dopo la morte del Santo: un cavaliere romano, avendo una figlia “invasa da una legione di demoni”, pregava il Signore affinché potesse liberarla. Finalmente San Pietro ascoltò le sue preghiere: apparendogli in sogno, gli ordinò di intraprendere un viaggio fino a Novara, per rendere omaggio presso la tomba del vescovo Gaudenzio. Non appena la giovane mise piede nella città piemontese, fu subito liberata e, dopo avere reso grazie a Gaudenzio, “l’indemoniata” tornò a Roma risanata.
I quattro Pilastri angolari mostrano una fascia centrale dove sono rappresentati alcuni miracoli minori di San Gaudenzio. Ogni apparizione è circoscritta in medaglioni a volute che simulano una decorazione a stucco. L’iconografia fa riferimento al ruolo di guaritore attribuito al Santo Vescovo: in ogni narrazione egli appare giungere su un piccolo nembo a soccorrere persone comuni, un evidente riferimento al fatto che questi avvennero post mortem. All’incrocio dei quattro pilastri dell’aula centrale si formano quattro Pennacchi, che rappresentano le tre virtù teologali e la Religione.
Anche se scarsamente visibile, la figura è connotata da una veste bianca, un mantello e un copricapo celesti che, in relazione alle altre Allegorie, farebbero pensare alla fede.
La Carità è raffigurata da una donna con una fiamma ardente sul capo, che sorregge sul braccio destro un bambino e altri due ai suoi piedi.
La Carità è raffigurata da una donna con una fiamma ardente sul capo, che sorregge sul braccio destro un bambino e altri due ai suoi piedi.
La Religione Cristiana ha nella mano destra la Croce, nella sinistra l’Eucarestia e viola, regge un’ancora nella mano sinistra. la colomba dello Spirito Santo.
Il Presbiterio ha un voltino decorato ad affresco che mette in evidenza l’architettura con elementi di quadratura: costolature in giallo, fasce floreali su verde, ricami verdi “alla Beràin” su fondo blu. Dall’oculo prospettico centrale si ammirano due angeli: quello che sporge, con un curioso effetto “trompe l’oeil”, indica in basso la roccia su cui si sarebbe adagiato San Gaudenzio. Il dito non è affrescato, ma è in stucco!
La scena dipinta nell’ovale sopra l’architrave della porta d’ingresso alla sacrestia propone un momento leggendario della vita del santo. San Gaudenzio, costretto a fuggire da Ivrea sotto minaccia di morte perchè di fede crstiana, aveva trovato riparo la notte prima della partenza sul masso dove oggi sorge la chiesa. Il Mattino seguente, aveva poi steso il suo mantello sul fiume Dora, riuscendo miracolosamente ad attraversarlo e a trarsi in salvo. Le decorazioni di quadratura impreziosiscono l’apertura che porta in sacrestia: ai lati sono visibili due ampolline e un campanellino.
L’affresco sulla volta della sacrestia ha come soggetto lo svolgersi di una processione, che inizia dalla chiesa di San Gaudenzio, ancora senza torre campanaria, ma con le nicchie della facciata ornate da statue. Un documento visivo importante la cui lettura è valida testimonianza per la ricostruzione delle fasi architettoniche del piccolo santuario.
I cartigli in stucco con iscrizioni in latino testimoniano date importanti: la fondazione e l’affidamento dei lavori a Luca Rossetti.
Un documento visivo importante la cui lettura è valida testimonianza per la ricostruzione delle fasi architettoniche del piccolo santuario.
Del mobilio originario rimangono solo alcuni rivestimenti in legno nella Sacrestia. La porta d’accesso è stata ricavata da un pannello antico
Le aperture laterali sono armadiature. La medesima struttura caratterizza la parete di fronte al presbiterio, dove si trova l’apertura verso la torre campanaria.
Tutti questi pannelli in legno sono caratterizzati da un ovale, all’interno del quale è dipinto un episodio della vita di un santo vescovo, probabilmente San Gaudenzio.
Il Coro, che è stato ricavato nella stanzetta al piano di sopra della Sacrestia, è raggiungibile attraverso una strettissima scala a chiocciola.
Anche qui Luca Rossetti decorò la volta con un affresco che testimonia il suo stile poetico e intimista.
Il Regno dei Cieli, il fulcro del quale è la Trinità, risulta un affresco molto suggestivo. In linea prospettica, è visibile alzando lo sguardo dall’aula centrale verso l’adito nel muro al di sopra della pala con l’Assunzione di San Gaudenzio, incorniciata da angioletti affrescati su muro.
A completare questo culmine sacro, compaiono la Vergine e San Giuseppe, riconoscibile dal bastone fiorito, suo consueto attributo.
Una schiera di putti e angeli fa da coronamento alla scena sacra, con caratteri di forte dinamismo e arditi scorci prospettici.
Santa Giuliana
La Biblioteca Diocesana di Ivrea conserva un libretto del 1876, sulle vicende di questa matrona della famiglia dei Soleri, capi della fazioni imperiali romane insediatesi ad Ivrea Di nobile famiglia, presto si sposò con un giovane patrizio, che però morì a pochi mesi dalle nozze, lasciandola libera di professare la parola del Vangelo.
La sua storia si lega anche a quella di un’altra importante vicenda ageografica, ossia quella dei martiri della Legione Tebea, soldati romani perseguitati e decimati ai tempi dell’Imperatore Massimiano, perché si erano rifiutati di prendere parte a sacrifici umani per propiziarsi il favore degli dei. Tra questi vanno ricordati San Maurizio, il primo dei martiri, San Dalmazzo e San Dionigi.
Giuliana assistette proprio alla persecuzione di San Solutore che si era rifugiato nei dintorni di Ivrea, proprio per scappare dall’atroce massacro. La scelta di rappresentare nella Chiesa di San Gaudenzio la santa coinvolta nella vicenda dei martiri tebei è probabilmente dovuta alla volontà di celebrare un’altra santa, particolarmente presente nei culti popolari locali e addirittura zia della prima “maestra spirituale” del santo dedicatario.
San Gaudenzio
Nato a Ivrea in una famiglia ancora pagana, secondo la tradizione letteraria il santo possedeva una vocazione spirituale sin dalla tenera età, nonostante fosse più volte osteggiato dalla propria famiglia.
Fin da giovane predicò il Vangelo tra i suoi conterranei, cominciando ad essere conosciuto e famoso per i suoi carismi e la potenza dei suoi miracoli. Gli Acta Sanctorum, una delle fonti principali per la conoscenza delle vite e dei miracoli dei Santi, edita dai Frati Bollandisti, riportano le sue innumerevoli guarigioni, attraverso la preghiera, di malati che a lui si rivolgevano e la capacità di scacciare i demoni con la forza della sua parola.
Gaudenzio sarebbe poi partito da Ivrea spontaneamente, per allontanarsi dal clima a lui sfavorevole che continuava a persistere all’interno della propria famiglia. La tradizione popolare parla anche di una falsa accusa di spionaggio da parte del padre, che usò la guarnigione cittadina per chiudergli l’accesso alle mura sostenuto ora da Ambrogio, vescovo di Milano, capitale dell’Impero d’Occidente.
Il successore di Ambrogio, Simpliciano, lo consacra vescovo di Novara nel 398. Gaudenzio sarà vescovo della città per vent’anni e ne è tuttora il Patrono. A lui è dedicata la Basilica di San Gaudenzio con la cupola di Alessandro Antonelli.
Poco dopo la sua morte, si diffusero voci dei suoi prodigi e altri vescovi cercarono e copiarono le sue prediche, per riproporle nelle proprie chiese, continuando la sua predicazione.
Il nome Gaudenzio viene dal latino allegro, gaudente, e l’emblema che lo contraddistingue è il Bastone Pastorale.
Luca Rossetti naque ad Orta il 1708. Il padre Pietro Antonio, e il nonno, Cadigioni Antonio Valentino, prima di lui, fu un pittore alquanto stimato nell’area valsesiana. Lo pseudonimo di Rossetti derivò forse proprio dal colore dei capelli del nonno. L’artista lavorò in Canavese, tra Cuorgnè e Ivrea, in un continuo viaggio tra le città valsesiane e questa parte del Piemonte.
Gaudenzio si convertì al cristianesimo a Vercelli, da Eusebio, primo vescovo in tutto il Piemonte e, secondo alcuni, lì diventò prete. Eusebio lo inviò poi a Novara, per aiutare il sacerdote Lorenzo, che annunciava il Vangelo in un territorio ancora pagano.
Eusebio fu mandato in esilio prima in Palestina, poi in Asia Minore e infine in Egitto, dove venne raggiunto da Gaudenzio, che presto però tornò in Italia, per riprendere la predicazione, specialmente a Novara, dove il sacerdote
In Archivio Municipale a Ivrea, all’interno dei rendiconti originali, per il periodo dal 1 aprile del 1738 al giugno del 1739 si legge una voce di spesa che fa riferimento “Al Sig. Luca Rossetti per tutte le pitture £300”.
La grande organizzazione dell’impresa decorativa nella chiesa di San Gaudenzio e il successo di questi affreschi, fecero di Lu ca Rossetti un artista apprezzato in territorio canavesano per la sua capacità di far corrispondere in completa armonia la parte architettonica con la superficie dipinta.
L’artista fu un punto di riferimento della produzione pittorica in Canavese. I suoi interventi si ritrovano anche nel Palazzo Vescovile in Ivrea, con la suggestiva e accurata rappresentazione delle parrocchie e della geografia del territorio diocesano, nel ciclo di affreschi della Chiesa di Santa Croce e nello scalone ex-Convento francescano.
Questa pubblicazione è stata creata per far conoscere la Chiesa di San Gaudenzio, i suoi affreschi e la vita del Santo a cui è dedicata.